Ai confini ed oltre

fra classica e jazz
2019


Tema della rassegna Ai Confini e Oltre è la “terza corrente”, un movimento artistico nato negli anni Cinquanta del secolo scorso negli Stati Uniti, impegnato a costruire un terreno di incontro fra musica classica e jazz. L’intento dei protagonisti era di evidenziare la valenza del jazz come “musica d’arte” superando il concetto allora dominante di una musica solo ‘leggera’, ‘da ballo’ come era considerato lo swing.
Primi attori di questo movimento furono Miles Davis, Gil Evans, George Russell e il Modern Jazz Quartet affiancati da compositori, direttori d’orchestra come Gunther Schuller e Leonard Bernstein.
Da allora e sempre più le sperimentazioni in questa direzione si sono moltiplicate. Un esempio ne sono i progetti di Uri Caine su Mahler, Bach e Mozart. Lo stesso Uri Caine che alcuni anni fa fu direttore artistico della Biennale di Venezia, a testimoniare il progressivo avvicinamento di jazz e musica colta.
Il programma di questa edizione 2019 della rassegna intende sottolineare alcuni caratteri della “terza corrente”: il suo essere musica da camera, dove l’apporto degli strumenti percussioni è limitato o assente; la sua predilezione per colori timbrici capaci di accostare ai fiati caratteristici del jazz gli archi; una rilettura della tradizione classica ottocentesca in veste jazzistica.
Ai quattro appuntamenti della rassegna che si terrà nella Sala Filarmonica di Trento faranno da preludio due incontri di riflessione musicologica su temi specifici in collaborazione con l’Università di Trento; incontri utili ad avvicinare il pubblico della classica ad alcune tematiche del jazz che si possono a tutti gli effetti definire “colte”. Il primo incontro è dedicato alla ricezione del jazz in Italia, con una tavola rotonda sul tema, e il secondo alla filmografia del cineasta Gianni Amico.



Prologo

Mercoledì 2 ottobre
Sala della Fondazione Caritro, ore 20

Il jazz in Italia - gli italiani nel jazz
Tavola rotonda con tema la ricezione del jazz in Italia e la presenza di italiani nel jazz sin dagli esordi. Interventi di Luca Bragalini, Paolo Somigli, Salvatore De Salvo moderati da Marco Uvietta. I vari interventi saranno alternati da esecuzioni di brani di autori italiani in prima esecuzione da parte del Sonata Islands Quintet, in una inedita formazione (Giulio Visibelli, Carlo Nicita, Emilio Galante ai flauti, Luca Gusella al vibrafono, Tito Mangialaio al contrabbasso). Fra le musiche, tutte italiane, eseguite una chicca, l'arrangiamento del primo blues mai pubblicato nella storia del jazz, nel 1908, a firma dell’italo-americano Antonio Maggio.






Giovedì 10 ottobre
Sala Musica del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, ore 20

La filmografia di Gianni Amico
Verranno presentati da Olmo Amico e Giuseppe Segala due cortometraggi sul jazz fra anni ‘60 e ‘70, "Noi Insistiamo! Suite per la libertà subito", ispirato all'omonimo LP di Max Roach e "Appunti per un film sul jazz" girato durante il Festival Internazionale del jazz di Bologna del 1965: fra le due visioni concerto del duo sax pianoforte Tino Tracanna e Umberto Petrin, con musiche di Thelonius Monk e Steve Lacy.






Rassegna



Giovedì 17 ottobre, Sala Filarmonica ore 20.30
TST - Third Stream Trio
Gabriele Mirabassi, clarinetto
Emilio Galante, flauto
Enrico Zanisi, pianoforte


Nel programma presentato dal Trio figurano alcune riletture, attraverso la pratica improvvisativa, di musiche della tradizione sette-ottocentesca: alcuni Lieder di Schumann, un’opera giovanile di Mozart, il Quartetto KV 158, scritto durante il viaggio in Italia fra Rovereto e Milano, Busoni che rilegge Mozart (il Duettino Concertante nach Mozart), la Siciliana in sol minore di Bach trascritta dalla versione di Bill Evans, che la fa diventare un Valse in 3/4, Charlie’s Prelude (reso noto nelle versioni di Duke Ellington e Don Byron) una sorta di lettura-ragtime del quarto Preludio di Chopin, e, sempre di Chopin rivisitato, il Valse n. 2 op. 34, sorprendentemente in 2/4.
Sia nel caso di Busoni che di Bill Evans o di Chopin, si tratta di riletture, in un percorso che svela uno dei caratteri tipici della nostra cultura, dove l’originalità si appoggia sempre su una sovrapposizione continua di testi del passato.
In programma anche due composizioni originali senza riscrittura improvvisativa, il Trio in mi minore di Busoni e il Choro n. 2 di Villa Lobos.
La Società Filarmonica ha dedicato nella Stagione 2019 un spazio privilegiato al clarinetto invitando alcuni dei solisti più noti del panorama nazionale. Ne è perfetto complemento la figura di Gabriele Mirabassi, il clarinettista jazz più importante della scena odierna, con una fisionomia musicale molto articolata, che lo ha portato ad eccellere anche nella musica cameristica e nella musica brasiliana, della quale è diventato un interprete ricercatissimo, anche in Brasile.








Giovedì 24 ottobre, Sala Filarmonica ore 20.30
“Classical To Jazz” Duo Pure
Olivia Trummer, pianoforte e voce
Nicola Angelucci, batteria


Gli opposti si attraggono e possono vivere in simbiosi! Con il suo progetto “Classical To Jazz”, la pianista e compositrice tedesca Olivia Trummer accetta la sfida di fondere, anche se apparentemente sembrano due generi contrapposti, la musica classica con il jazz. Nel batterista italiano Nicola Angelucci trova un’anima gemella musicale che contribuisce a questo progetto come partner congeniale. Olivia Trummer certamente non è la prima musicista a chiedersi come sposare la dinamicità e il tocco sofisticato associato alla musica classica, con la spontaneità, la libertà e l’energia associate al jazz. Il suo modo di rispondere a questa domanda però è molto originale a causa della sua evoluzione musicale: sin dalla prima infanzia, da sua madre, riceveva lezioni di pianoforte classico e tutto le veniva insegnato esclusivamente a orecchio. Contemporaneamente lei sentiva (e seguiva) anche la voglia di improvvisare e comporre. Con “due anime che vivono nel suo seno” ha continuato a studiare sia jazz che pianoforte classico all’Università di Musica di Stoccarda e alla Manhattan School of Music di New York, diventando una vera e propria madrelingua in entrambi i generi. Tuttavia “Classical To Jazz” non passa bruscamente da un genere all’altro ma cerca di essere ispirato da entrambi e di far emergere una nuova e distinta voce musicale dai due poli.
Il duo eseguirà composizioni ispirate alle opere di Bach e Mozart creando con arguzia e immaginazione complessi arrangiamenti, che lasciano però molto spazio ai singoli musicisti per emergere come improvvisatori. Le parti vocali di Trummer durante la performance, aggiungono una dimensione alla gamma di suoni e interazioni del duo. Finalità del duo è dimostrare che bellezza e complessità non devono essere opposti.





Giovedì 31 ottobre, Sala Filarmonica ore 20.30
Salvatore Maiore Quartetto a corde
Peo Alfonsi, chitarra classica
Giancarlo Bianchetti, chitarra classica 7 corde
Maria Vicentini, viola
Salvatore Maiore, violoncello


Il quartetto riunito dal contrabbassista e violoncellista sardo Salvatore Maiore dà vita a un progetto basato sulle musiche composte dal leader. Musiche che fanno parte di una nuova produzione discografica dal titolo “Infinito” e che si nutrono delle esperienze già condivise nonché della grande passione per la musica latinoamericana, da cui Maiore trae ispirazione. L’impostazione cameristica, la speciale cura del suono e un gusto particolarmente attento per la ricerca ritmico/melodica e la forma, sono le caratteristiche principali del quartetto. Gli arrangiamenti ritmici per le due chitarre, ispirati a danze di tradizione popolare sudamericane o mediterranee, sono il territorio perfetto in cui viola e violoncello sviluppano le loro linee melodiche. Una formazione inusuale nata dall’esigenza di recuperare una dimensione acustica del suono e un respiro che prendono ossigeno sia dalla libertà offerta dall’approccio improvvisativo, terreno su cui i quattro musicisti si confrontano ormai da alcuni decenni, sia dall’approccio cameristico che mette in luce le loro qualità timbriche e interpretative, frutto di una formazione accademica. Queste qualità non comuni offrono al compositore la possibilità di tessere strutture formali estese, evitando lo sviluppo ciclico della forma chorus, tipico di una parte estesa della produzione jazzistica. Questa musica al contrario cerca una relazione paritaria tra scrittura e improvvisazione, nel tentativo di lasciare al contempo la fluidità e la naturalezza garantiti da un impianto ritmico popolare.





Giovedì 7 novembre, Sala Filarmonica ore 20.30
Saverio Tasca e AlterArco
Saverio Tasca, vibrafono
Mauro Spinazzè, violino
Josè David Fuenmayor Valera, violino
Simone Siviero, viola
Giulio Padoin, violoncello


“Il progetto AlterArco si fa strada nella mia mente quasi per caso: alcuni anni fa avevo risposto all’invito di suonare da solo in una piccola chiesetta, ma a due settimane dal concerto decisi invece di raccogliere dei musicisti provenienti da una orchestra giovanile per avere un timbro più ricco. L’impatto sul pubblico e su me stesso fu così convincente che pensai di farlo diventare un mio progetto stabile!
Credo che il segreto stia nella distanza presente tra le percussioni a tastiera (marimba e vibrafono) e gli archi. La quasi totalità delle loro caratteristiche si scontrano, e questo genera grandi possibilità, sia nella fase di scrittura e arrangiamento sia durante la performance. Inizialmente il progetto vedeva la marimba e gli archi suonare una serie di brani dedicati alla grande guerra sotto il nome di “L’uomo che cammina”. Successivamente “Novae Terrae” , un secondo repertorio, era dedicato alla rilettura di immagini della nostra cultura: la terra, il lavoro…
Il progetto odierno vede come protagonista non più la marimba ma il vibrafono. L’ispirazione qui arriva dall’aver sperimentato dei nuovi orizzonti espressivi combinando vibrafono e violoncello, in collaborazione col violoncellista del gruppo, Giulio Padoin. La nuova proposta in quintetto, volutamente senza un nome prefissato ma che potrebbe essere “musica libera”, vuole riaprire al gruppo la strada della sperimentazione e in particolare di una musica non “a programma”, ovvero una musica che nasce dalle proprie radici, in particolar modo dalle tipologie degli strumenti usati. Perciò, se da una parte il vibrafono suggerirà atmosfere moderne e jazzistiche, gli archi sosterranno la musica colta e organizzata. La freschezza sarà la padrona assoluta, e l’uso del vibrafono anziché della marimba aiuterà a percepire questo carattere”. (ST)






Biglietto d’entrata ai singoli concerti: € 5
Prologo: Entrata libera
Informazioni: info@sonataislands.com